Chiesa di Santa Chiara d’Assisi: Scrigno della memoria

Chiesa di Santa Chiara d’Assisi

Scrigno della memoria

di Stefano Brufani. Università degli studi di Perugia. Società Internazionale di Studi Francescani, Assisi.

 

La chiesa di S. Chiara in Assisi fu edificata a metà del secolo XIII sul luogo dove, subito fuori l’antica porta di S. Giorgio, sorgeva la chiesa omonima e anche un ospedale dipendenti dal capitolo della cattedrale di S. Rufino. Prima di divenire santuario della memoria clariana, la chiesa intitolata a S. Giorgio è stata legata a significative vicende biografiche di Francesco e dei primi compagni della fraternitas penitenziale che iniziò a costituirsi nella primavera del 1208. Tommaso da Celano, primo biografo francescano, nella Vita del beato Francesco (1228-‘30) ricorda che Francesco lì iniziò la sua predicazione proprio dove, fanciullo, aveva imparato a leggere (1Cel 23). Dopo circa due anni dalla sua conversione, trascorsi nella vita eremitico-penitenziale, e dopo la “scoperta” della missione apostolica alla Porziuncola, egli incominciò a predicare a tutti la penitenza. Per svolgere quel primo annuncio, che altre fonti definiscono più propriamente una esortazione a temere e lodare Dio e a fare penitenza, Francesco non ebbe necessità, e non avrebbe neppure avuto l’autorità in quanto laico, di entrare nella chiesa di S. Giorgio; con molta probabilità nella piazza della chiesa egli iniziò la sua vita pubblica, presso il «trivio di S. Giorgio» da dove si dipartivono le strade per Spello, per S. Rufino e per Moiano.

La sua esortazione suscitò un primo inaspettato seguace. Un benestante, Bernardo di Quintavalle, chiese a Francesco di condividere la sua vita e di consigliarlo su come provvedere ai beni di sua proprietà. Si recarono nella chiesa di S. Niccolò de platea e con l’aiuto di un sacerdote consultarono un evangeliario e alla prima apertura lessero l’invito di Gesù al giovane ricco: se vuoi essere perfetto, va’ e vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri (Mt 19,21).

Nella Vita di Egidio d’Assisi si ricorda in modo esplicito che Francesco, Bernardo e Pietro, dopo aver riunito i poveri, distribuirono il denaro ricavato dalla vendita dei beni, nella piazza di S. Giorgio, dove ora è il monastero di S. Chiara (VitaLeo, 1). In quella stessa occasione un avido sacerdote di nome Silvestro fu colpito dall’assoluto disinteresse di quegli uomini per il denaro e in seguito aderì alla fraternità ( 1Cel 12-13). Nel frattempo queste notizie erano corse di bocca in bocca, nelle veglie familiari se ne parlava. Un giovane assisano, forse del contado, di nome Egidio maturò la decisione di condividere la vita di Francesco. Il giorno dopo o pochi giorni dopo, in occasione della festa di S. Giorgio, Egidio si recò alla chiesa, forse nella speranza di incontrali lì, ma erano già alla Porziuncola, a S. Maria degli Angeli La chiesa di S. Giorgio con la sua piazza, che era stata il primo spazio pubblico di Francesco e della fraternità, accolse nella cripta il feretro del Santo nell’ottobre del 1226, in attesa della traslazione nella nuova chiesa-sepolcro a lui intitolata nel 1230. In quella piazza, il 16 luglio 1228, dovette avvenire la canonizzazione in una solenne liturgia presieduta da Gregorio IX; al termine della celebrazione il papa discende nel santuario per offrire voti e sacrifici, e bacia con gioioso trasporto la tomba del santo (1Cel 126). Lì avvennero i primi miracoli. Nell’agosto del 1253, in quello stesso sepolcro, fu collocato il feretro di Chiara, la “pianticella” di Francesco.Una piccola comunità femminile si trasferì presso S. Giorgio già prima della edificazione della nuova chiesa e fu affiancata da una comunità di frati Minori per l’officiatura presso il sacro tumolo.

Mentre ancora era in corso l’affannosa e tribolata trattativa per la permuta del luogo, nella quale intervenne a più riprese la Sede Apostolica per convincere il capitolo della cattedrale, tra il 1257 e il 1260 fu realizzata la prima fase dei lavori, forse diretti da fr. Filippo da Campello che era stato anche maestro e responsabile dei lavori della chiesa superiore di S. Francesco in Assisi. La somiglianza e la funzionalità dei due edifici sono molto prossimi. Il 3 ottobre 1260 il feretro di Chiara fu solennemente traslato sotto l’altare maggiore della chiesa costruita in suo onore. Sull’esempio di quanto pochi anni prima era avvenuto per S. Francesco, una campagna di scavi nell’agosto-settembre 1850 riportò alla luce le spoglie mortali di Chiara, per le quali fu realizzata una cripta sotto l’altare maggiore, dove furono di nuovo traslate le reliquie nel 1872. La chiesa di S. Giorgio venne a trovarsi nel bel mezzo dello spazio claustrale e per questo la comunità religiosa ottenne nel 1263 da Urbano IV il permesso di poterla demolire e trasferire il titolo di S. Giorgio in una nuova cappella, realizzata nella nuova chiesa di S. Chiara. Nella clausura rimane un sacello, forse il vano della cripta dell’originaria chiesa di S. Giorgio, che aveva accolto prima Francesco e poi Chiara. La cappella ha subìto nel corso dei secoli varie trasformazioni nell’uso degli spazi destinati alla comunità e al culto pubblico. Lì fu collocata la reliquia del crocifisso di S. Damiano, quell’immagine di Cristo vittorioso sulla morte che Tommaso da Celano, nel Memoriale, ci ricorda per le parole decisive pronunciate per la vocazione di Francesco: Va’ e ripara la mia casa che come vedi è tutta in rovina (2Cel 10). Quel crocifisso era divenuto l’immagine che le damianite prima e le clarisse poi conservarono come reliquia della vocazione evangelico-apostolica di Francesco e di quel luogo beato e santo nel quale ebbe felice origine, per opera di Francesco stesso, la gloriosa religione e l’Ordine nobilissimo delle “povere signore” (1Cel 18).

Tra le reliquie, almeno dall’età moderna, dopo un lungo uso d’archivio come modello legislativo per nuove comunità clariane di stretta osservanza, è conservata anche la Regola che Chiara ottenne sul letto di morte da papa Innocenzo IV. La concessione di questa Regola fu l’esito dell’impegno della vita di Chiara tutta spesa a ribadire la profonda ispirazione evangelico-francescana dello stile di vita della comunità damianita. Il cap. VI che trasmette i due scritti di Francesco per Chiara è il centro di una memoria destinata a perpetuarsi nel tempo: […] voglio e prometto [Francesco] di avere sempre di voi come di loro, per mezzo mio e dei miei frati, cura diligente e sollecitudine speciale; e prego voi, mie signore, e vi consiglio che viviate sempre in questa santissima vita e povertà. E guardate con grande cura di non allontanarvi mai da essa, in perpetuo e in nessuna maniera, per insegnamento o consiglio di alcuno. Presentando la ricchezza delle reliquie conservate in S. Chiara, la comunità del Protomonastero ha definito questo documento pontificio di conferma della Regola come la perla più preziosa tra tutti gli oggetti rimastici […] il sigillo definitivo posto dalla Chiesa sulla lunga lotta sostenuta da Chiara con fede eroica per vivere secondo la perfezione del Santo Vangelo.

La scelta pauperistica della comunità religiosa era già stata confermata molti anni prima, quando Chiara ottenne da papa Gregorio IX il Privilegio della Povertà (1228), il diritto di vivere senza avere proprietà. L’originale di questa lettera pontificia è conservato tra le reliquie della chiesa, primo fondamento giuridico di uno stile di vita evangelico-pauperistico che sarebbe stato sancito solo molti anni più tardi con l’approvazione della Regola.

Infine tra le reliquie francescane non si può dimenticare il cosiddetto breviario che frate Francesco usò per recitare l’ufficio divino e che fu donato da frate Leone e frate Angelo – che avevano assistito Chiara morente –  alla comunità del monastero di S. Chiara nella persona della badessa Sr. Benedetta. Frate Leone vergò di propria mano sul verso del foglio di guardia la scritta memoriale e dedicatoria. Benedetta e tutte le badesse che sarebbero subentrate nell’incarico in memoria e devozione del santo Padre [Francesco] conservassero sempre nel monastero di S. Chiara questo libro letto una moltitudine di volte.

La chiesa-santuario di S. Chiara è uno stupendo scrigno che conserva un tesoro che vive della memoria e nella memoria della comunità clariana, ma che allarga i suoi orizzonti a Francesco e alla fraternità minoritica, quasi a ritornare idealmente a quella immagine comune di fratres Minores et sorores Minores che Giacomo da Vitry aveva visto in occasione del suo soggiorno nel 1216 a Perugia, diretto in viaggio verso la sua diocesi di Acri in Terra Santa.