Santa Giuliana di Norwich

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MISTICA DELLA GIOIA E DELLA FIDUCIA. Esperienza singolare quella di Giuliana di Norwich. Una santa controcorrente per il suo tempo. Mentre il sentire comune dei fedeli vedeva nelle prove un segno del giudizio di Dio che castigava, lei riaccese la speranza. La sua dottrina mistica, frutto di un incontro continuo con Cristo nell’ascesi e nella preghiera, la portarono a raggiungere le vette della mistica e a gridare a gran voce alla sua gente: Dio non è lontano, non è indifferente, il suo volto è amore, la sua presenza è medicina, il suo aiuto non mancherà. Celebre è la frase che Giuliana ripeteva ai suoi contemporanei e ripete agli uomini di ogni tempo: «Tutto sarà bene e tutto sarà per il bene e ogni specie di cosa sarà bene».

Giuliana visse in un’epoca non facile. Di lei sappiamo poco, nemmeno in quale località nacque. Fu comunque un luogo nell’Inghilterra della seconda metà del 1342. Il dato certo è che morì a Norwich, città a circa duecento chilometri da Londra, intorno al 1416 o forse nel 1430. Nemmeno il nome è sicuro: si pensa si chiamasse Katherine e che prese il nome di Giuliana dopo essersi ritirata in una cella vicina alla chiesa di San Giuliano da cui mutuò il nome. Periodo non facile quello in cui visse, a cominciare dalla guerra dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra che sembrava non finire mai. Da parte sua, la Chiesa era attraversata dallo scisma d’Occidente, con Papi e antipapi che si contendevano la sede di Pietro. Tutto ciò non faceva che aumentare il senso di precarietà nei popoli europei. In primo luogo, a causa della peste nera, il temibile flagello che imperversò sul Continente a ondate cicliche, a cominciare dal 1347.

Al flagello non sfuggì nemmeno Norwich, al punto che metà dei suoi abitanti ne fu vittima. Giuliana rimase colpita dalla drammatica situazione dei suoi concittadini: da una parte vedeva l’immensa sofferenza, dall’altra una sensazione di impotenza la pervadeva. Anche la Chiesa era colpita nei suoi ministri. Molti sacerdoti morivano di peste e non c’era chi amministrasse i sacramenti. Intere parrocchie erano senza guida spirituale. La disperazione si impossessava della città e faceva presagire la fine del mondo. Ma Dio stava scrivendo diritto sulle righe storte della storia. E ispirò Giuliana perché parlasse al suo popolo e lo rincuorasse.

Fu allora che questa donna visse un’esperienza mistica particolare. Nel maggio del 1373, all’improvviso, venne colpita da una violenta malattia che in tre giorni la condusse quasi alla morte. Forse peste? Non lo sappiamo. Il sacerdote che giunse al suo capezzale nel mostrarle il Crocifisso fu testimone di un prodigio. Giuliana guarì immediatamente. Seguirono sedici rivelazioni che mise per iscritto e commentò nel suo libro Rivelazioni dell’Amore divino. Il suo testo non è una catechesi, ma la condivisione con gli altri di ciò che aveva visto e udito.

A quel punto della sua vita la tradizione vuole che Giuliana si rinchiudesse in una cella per meditare le rivelazioni divine. Nella sua piccola dimora si dedicò alla preghiera, allo studio, alla meditazione, sviluppando un’acuta sensibilità umana e spirituale. Quel luogo divenne un punto di riferimento per le donne e gli uomini della sua città e del contado. Si recavano da lei mercanti e signori, poveri e disperati, laici e religiosi. Tutti a chiedere consigli a questa donna che si intratteneva con loro dall’unica finestra aperta. Con la sua scelta di vivere separata, Giuliana non scappò dal mondo, ma si collocò al centro del mondo per aiutare i suoi concittadini attraverso l’incontro quotidiano con Dio. Ben presto la stima nei suoi confronti crebbe al punto che molti possidenti intestarono a lei i loro testamenti. Ma niente rimase di sua proprietà, tutto donò per confortare e consolare chi aveva più bisogno. Fu così che per i suoi contemporanei ella divenne “Madre Giuliana”: una mamma a cui ricorrere, un punto di riferimento sicuro nei momenti più bui dell’esistenza, con la certezza che in lei chiunque avrebbe trovato consolazione e comprensione.

La sua spiritualità era semplice e si basava sull’assoluta fiducia nella Provvidenza divina alimentata dall’amore infinito del Creatore per le sue creature. Giuliana è la mistica della gioia e dell’ottimismo, per questo suscitò tanta ammirazione da parte della gente. Assicurava i suoi amici che, nonostante i tempi difficili, il Signore restava vicino, accanto a ognuno. Grazie alla sua esperienza mistica giungerà ad affermare che l’amore di Dio per l’uomo è come quello di una mamma per i suoi figli. Giuliana parla di tenerezza, di dolcezza, di sollecitudine per l’umanità da parte del Signore. Questa grande donna, venerata sia dalla Chiesa cattolica, sia dalla Comunione anglicana, lascia a ognuno di noi una consegna e una speranza anche in questi tempi difficili: «Ogni cosa andrà bene».

di Nicola Gori

Fonte: www.osservatoreromano.va

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