Venerabile Maria Giuseppina Benvenuti

A cura di P. Pietro Messa ofm – 

Copertina Suor Maria Giuseppina Benvenuti (Zeinab Alif)[2]

Alla novizia giunge la notizia che mons. Daniele Comboni ha fondato (1872) a Verona l’Istituto delle Pie Madri della Nigrizia missionarie nella sua Patria, il Kordofan. Le sorge spontaneo l’interrogativo se non sarebbe meglio andare missionaria dalla sua gente, rintracciare papà e mamma, comunicare loro la fede cristiana.“Anche qualche eminente ecclesiastico “– dice suor M. Giuseppina – mi ha suggerito che invece di abbracciare la clausura, oggi tanto osteggiata dalle leggi civili, sarebbe meglio che mi rivolgessi ai pagani”. Angosciata scrive al successore dell’abuna Olivieri, padre Biagio Verri perché le dia luce. Le risponde: “Amate i santi voti che vi stringeranno a Gesù così intimamente, la volontà del celeste Sposo si compia in voi pienissimamente. Io vi sarei sommamente grato se vi offriste al Signore pronta a tutto”. Il missionario la esorta alla vita claustrale. Il 15 marzo 1876 Maria Giuseppina emette i voti semplici e annuali (data la precarietà della situazione politica) di obbedienza, povertà, castità nell’Ordine delle Clarisse Urbaniste. E prega: “Quel Dio che mi ha tratto dalle foreste del Kordofan per farmi tutta sua, non mi abbandonerà e non abbandonerà neanche i miei fratelli”. (pag. 30)

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Suor Maria Giuseppina è la “Moretta” di Serra de’ Conti; con questo nome affettuoso e delicato è ancora chiamata a novanta anni dalla morte suor Maria Giuseppina, monaca clarissa ed abbadessa del locale monastero, arrivata nelle Marche dall’Africa subsahariana, dopo essere stata riscattata dalla schiavitù nella quale era stata ridotta fin dall’infanzia. È viva la memoria di suor Maria Giuseppina perché è vivo il messaggio che la Provvidenza ci dona attraverso di lei; la schiava redenta ci parla del Vangelo come messaggio di redenzione, di liberazione, di salvezza, di valorizzazione. Chi incontra Cristo scopre infatti la libertà e diventa liberatore, scopre la fraternità e rialza la fronte per dispiegare nell’amore i talenti di cui è dotato. Il Vangelo è insomma messaggio di salvezza offerto alla concretezza della nostra vita. La gente di cento anni fa ha saputo accogliere in lei una sorella in Cristo, al di là della razza e del colore della pelle; suor Maria Giuseppina ha vissuto la clausura come finestra sul mondo per stringere  il mondo intero nell’abbraccio del sacrificio, della preghiera, della carità; la sua presenza fra noi ci incoraggia ad aprire gli orizzonti della mente e del cuore, a vincere la paura di aprire le porte delle case e delle antiche mura castellane che cingono i nostri paesi.

La campanella del monastero suonò prodigiosamente alla morte della Venerabile Moretta, per annunciare con gioiosi pasquali rintocchi il suo ingresso nella vita; quei lieti rintocchi vogliono svegliare dal letargo la nostra vita cristiana e vogliono richiamare al cielo i nostri cuori e le nostre aspirazioni: il processo di beatificazione e canonizzazione è favorevolmente chiuso con il riconoscimento delle virtù cristiane eminenti della Serva di Dio, il consenso del popolo fedele desidera che le sue spoglie mortali vengano traslate dal locale cimitero alla chiesa del monastero di Serra de’ Conti, si prega per il riconoscimento dei necessari miracoli affinché si possa procedere alla beatificazione di suor Maria Giuseppina. Quella misteriosa campanella ha dunque ricominciato a suonare nei nostri cuori per ricordarci il messaggio di fede, di libertà, di umiltà, fraternità, gioia, servizio e apertura al mondo che la nostra sorella e madre suor Maria Giuseppina Benvenuti non si stanca di richiamare. Ringrazio dunque di cuore la Provvidenza e coloro che ne sono stati strumento per la realizzazione di questo volumetto, sulla vita ed il messaggio della nostra cara Venerabile.

Da: Graziano Pesenti, SUOR MARIA GIUSEPPINA BENVENUTI. Zeinab Alif, Elledici – Velar 

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