image_pdfimage_print

L’ultima ricognizione del corpo di S. Chiara del 1986-1987, fu effettuata da mons. Gianfranco Nolli, dott. Nazzareno Gabrielli, dott.ssa Maria Venturini e prof. Ezio Fulcheri. 

Appena fatta la pulitura del corpo si è subito notato la notevole diminuzione delle ossa – solo 57 rimaste – come anche la loro fragilità.

Compiuto l’esame delle ossa, si avviò i trattamenti: disinfezione e disinfestazione delle ossa; consolidamento del tessuto osseo tramite l’immersione a lungo ripetuta per tre volte in una soluzione di etile silicato e poi in una soluzione di resina acrilica e acetato di amile; ricomposizione, fin dove era possibile, dei frammenti ossei.

Dato che il numero ridotto delle ossa rimaste non poteva più dare forma compiuta allo scheletro, fu progettato un nuovo reliquiario. Dopo attenta riflessione si optò per un reliquiario a forma di corpo rivestito con l’abito di S. Chiara. Nel corpo-reliquiario fu praticata sul lato sinistro un’apertura non solo in grado di accogliere le sue sacre ossa, ma anche di renderle visibili alle sorelle. Questa sistemazione consente ai pellegrini e ai visitatori di vedere soltanto il corpo-reliquiario.

– La statura di santa Chiara

Si approfittò della ricognizione e la ricomposizione accurata delle ossa per effettuare un calcolo dell’altezza di S. Chiara. “Partendo dalla lunghezza fisiologica del femore, dell’omero e della tibia, usando la formula di Olivier e Tissier, che contempla valori di somma tra più ossa lunghe si conclude che la Santa era alta m 1,55”. Era pertanto un poco più bassa di S. Francesco, la cui statura, secondo gli studi medici in occasione della ricognizione delle ossa, misurava m 1,57.

– La ricostruzione del viso di santa Chiara

Su richiesta delle sorelle di santa Chiara si tentò di ricostruire il viso della santa, secondo le più recenti tecniche scientifiche. Le descrive nel modo seguente mons. Gianfranco Nolli:

“Infatti abbiamo potuto eseguire il calco del cranio, con le sue asimmetrie naturali, quali nessuna fotografia o quadro d’autore avrebbe potuto darci. Siccome possiamo calcolare con ottima approssimazione gli spessori di pelle che ricoprono le ossa del nostro cranio e della faccia, che costituiscono la base essenziale della fisionomia di ciascuno di noi, seguendo le indicazioni del calco siamo sicuri di aver ottenuto il volto di S. Chiara. L’unica perplessità era costituita sia dalla forma del naso (le cartilagini infatti sono scomparse) che dalle labbra. Ma qui ci sovveniva l’opera del cosiddetto «pittore di S. Chiara», dal cui «ritratto» abbiamo desunto precisamente la forma del naso e della bocca. Possiamo dire quindi che il volto ricostruito sul teschio di S. Chiara è quello più somigliante: anzi, oseremo dire l’unico vero”.

Anche le sorelle del Protomonastero manifestarono profonda emozione davanti alla ricostruzione del volto della loro santa Madre:

“Eseguito il calco di gesso, sotto le mani d’artista del dott. Benedettucci che aggiungeva gli spessori necessari, vedevamo rinascere il volto della nostra santa Madre: un ovale, non perfettamente simmetrico, con gli zigomi alti e la mandibola un po’ marcata. Al di là dell’inevitabile fissità dell’immagine rimaneva qualcosa del fascino della sua personalità di donna lineare e decisa, ardente e tenerissima, sensibile e fiduciosa, piena di quell’equilibrio e quella discrezione che di una personalità sono la bellezza, il compimento”.

Per le notizie complete puoi scaricare un interessante approfondimento sulle Reliquie di s. Chiara.